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Serata d’Autore: Franco Storti

Martedì 15 maggio, presso la nostra sede alle ore 21:00 avremo ospite Franco Storti, fotografo professionista padovano, nostro socio, il quale presenterà una selezione di sue opere  avente titolo

Donne nell’Arte

una rassegna fotografica che ritrae alcune note artiste accanto le proprie opere. Franco ci introdurrà al lavoro in studio, attività che svolge da anni a livello professionale nel proprio studio/laboratorio.

Sarà anche l’occasione per  dimostrare come i “Biglietti d’Auguri” nell’interpretazione artistica, possono diventare vere e proprie icone cult, oggetti preziosi che utilizzano il linguaggio fotografico per richiamare l’emozione dell’evento ricordato. Franco dimostra come l’originale e personale interpretazione, rappresenta un valore aggiunto al messaggio che resta nella memoria del destinatario come un opera d’arte da mettere in evidenza e   da non dimenticare in un cassetto. Oggi nell’era dell’omologazione, dei messaggi istantanei, il biglietto d’auguri rappresenta il noema che l’artista ha scelto come sintesi del proprio pensiero e sensibilità verso il destinatario. Franco dimostra come l’arte fotografica può essere richiamata in tutta la sua capacità espressiva nella scelta del supporto, della forma, nella tensione che crea il rapporto tra la dimensione dell’immagine ed i bordi,  dell’immagine che deve evocare il pensiero dell’artista e la numerazione che da valore e originalità al contenuto.

E molto altro che potrete sentire direttamente dalle parole dell’autore in “30 anni di auguri”.

 

 

SPECCHIETTI PER ALLODOLE

 

Dobbiamo portare a conoscenza di tutti i nostri soci un problema che, in questi ultimi anni si è aggravato notevolmente.

Si stanno ricevendo, da parte anche di fotoamatori di tutta Italia (la cosa era iniziata nell’ambito dei cultori di altre espressioni d’arte) degli inviti onde partecipare a manifestazioni e concorsi che, malgrado le loro denominazioni, nulla hanno di artistico ma sono finalizzati esclusivamente per  carpire la buona fede ..e denaro.

Parliamo di vari “Oscar”, “Premio”, “Prix”, “Prize”, “Nobel per l’Arte”, “Gran Premio”,”Euro Art”, “Premio Biennale”, “Grandi Firme”, “Salon d’Art”, “Mimipersonale”, “Ambasciatore dell’Arte”, “Trofeo”, “Gran Trofeo”, “Oscar Europeo”, “Expo”, “Artist of the year”, “Art in world”, “Rassegna”, “Premio open Art”, “Art Fair”, “Vernice of Art”, solo per citarne alcuni, spesso completati da nomi di città anche estere, di personaggi dell’arte, della mitologia o di animali anche specificati dall’aggiunta “d’oro”, di altro metallo, pietra preziosa o aggettivo altisonante.

Allettati da tale nome dell’evento (spesso itinerante o poi esaurito dopo una prima edizione) e dal miraggio di una selezione – in effetti dubbia – promessa da parte di una commissione giudicatrice, se specificata composta da membri ben raramente appartenenti al mondo della fotografia – i partecipanti vengono poi sempre informati di una vincita o di ammissione ad una mostra ma, per ottenere il premio o per esser esposti, devono pagare (le causali variano) un non lieve importo per diritti di segreteria, diploma, statuetta o targa, per la pubblicazione di loro opere su libri o CD, per pernottamenti o cene di gala o sotto altre forme.

In Italia sono state individuate alcune organizzazioni (ad una solo di queste abbiamo collegato oltre cinquanta “titoli” di eventi!) che gestiscono questo “traffico”, anche sotto diverse denominazioni, e che molto spesso si scambiano tra loro anche  i nominativi di chi hanno già avuto modo di “premiare” per cui può accadere di ricevere l’invito da altra “Galleria” o “Rassegna”, etc. che, millantando la conoscenza di capacità artistiche dei destinatari, cercano di ottenere a loro volta adesioni ad analoghe iniziative.

Invitiamo pertanto tutti coloro che ricevessero un invito del genere da enti o persone non direttamente collegate al nostro mondo fotografico, preciso quesito (specificando il nome dell’iniziativa e – se rilevabile – quello del curatore) in quanto siamo in possesso di un vasto, circostanziato specifico data-base e ci è possibile, pertanto, chiarire loro dubbi in modo, non solo di far risparmiare denaro inutilmente speso, ma per far loro evitare anche imbarazzanti situazioni.

 

64 Congresso Nazionale FIAF: GFA presente!

Carissimi Soci,

La settimana scorsa si è svolta nella nostra regione, a Garda, il 64 Congresso Nazionale della FIAF, un opportunità per incontrare altre associazioni Fotografiche, per discutere delle problematiche relative alla vita delle associazioni e di lavorare in un ambito più ampio rispetto a quanto il nostro Gruppo internamente può fare.

Il Congresso è stato un opportunità per sottoporre i nostri lavori ad esperti lettori (6 nostri soci hanno partecipato), partecipare al concorso associato, vedere delle mostre ma non ultimo, per confrontarsi direttamente con i direttori di dipartimento, con i rappresentanti delle “istituzioni” FIAF a tutti i livelli.

Partecipare è sempre un momento di crescita per noi come associazione, ma anche per la Federazione la quale, in ultima istanza, rappresenta anche le nostre esigenze e le nostre aspirazioni.

Quest’anno per noi aveva un significato particolare perché a tutti i delegati nazionali è stato dato una copia del nostro volume sul ventennale ed ai quali va il mio ringraziamento per gli apprezzamenti. Ma non solo, perché il nostro P.O. Gustavo Millozzi, ha curato una delle prefazioni della 84-esima monografia FIAF “MOMENTI” di Michele Ghigo (Presidente della FIAF dal 1972 al 1993 ) presentata nel corso del congresso.

Gli sviluppi della nostra partecipazione a questa manifestazione saranno molteplici nell’ambito dei concorsi, del neonato Dipartimento Culturale della Fiaf diretto da Silvano Bicocchi e per le pubblicazioni/comunicazioni su scala nazionale. La FIAF per noi deve essere un’importante risorsa con la quale confrontarci, un rapporto da valorizzare ed estendere, per dare la massima visibilità e misurare il vero valore del nostro appassionato lavoro.

Il GFA è molto noto all’interno della Federazione, grazie alla incessante e fattiva collaborazione ed al valore dimostrato da Gustavo Millozzi, ma anche da Donatello Mancusi  (tra i promotori del nuovo sito WEB della FIAF di cui il Veneto con Massimo Rainato rappresenta una delle punte di diamante nazionale) ed oggi da Pino Ferrati. Le relazioni e le manifestazioni di profonda amicizia, hanno permesso di ottenere la massima attenzione verso le nostre istanze e per questo personalmente ringrazio il Presidente Onorario Fulvio Merlak, il Presidente Claudio Pastrone, il delegato regionale Graziano Zanin e quello provinciale Pino Ferrati, per la calorosa accoglienza ed attenzione riservata. Sono certo che questa collaborazione e crescita proseguirà con l’obiettivo di valorizzare ed estendere la nostra cultura locale su basi nazionali e oltre ovviamente.

Questo Congresso ha rappresentato per me l’occasione per conoscere il segretario generale della FIAP Riccardo BUSI, ma anche di incontrare  famosi autori nazionali quali Renzo Tortelli, grande amico e compagno delle “battute fotografiche” di Mario Giacomelli, Cesare Colombo decimo autore della collana “GRANDI AUTORI” della FIAF, Enrico Genovesi autore dell’anno FIAF, Mario Ingrosso insignito IFI, di salutare Gabriele Basilico che quest’anno è stato insignito dell’onorificenza FIAF di Maestro della Fotografia Italiana e  Giorgio Rigon, recentemente nostro gradito ospite oltre al sopra citato Silvano Bicocchi.

Molti sono gli argomenti e gli spunti di riflessione che hanno pervaso questa nostra partecipazione di cui conto di rendervi partecipi nei prossimi mesi con articoli di approfondimento, ma anche di iniziative concrete che ci vedranno direttamente partecipi.

Grazie dell’attenzione

Alcune immagini dal 64 Congresso Nazionale FIAF

 

 

 

 

 

 

 

Mauro Chino a Palazzo della Ragione

Domenica 13 maggio, presso il Palazzo della Ragione, verso le ore 15,30 – 16,00  nell’ambito del Festival della Cittadinanza-Abbraccio di Generazioni, sarà proiettato il video che farà anche da base musicale per la performance di coro e orchestra della rete Over Tour, gruppo musicale delle scuole primarie e secondarie di primo grado della provincia di Padova.

All’interno della manifestazione saranno presentate delle foto scattate nella cava di Rubbio dal nostro socio Mauro Chino.

La Cava di Rubbio, utilizzata per anni come discarica,  è stata svuotata e ripulita per poi essere utilizzata  dall’artista bassanese Toni Zarpellon (classe 1942)  per  realizzare delle singolari opere d’arte dipingendo le pietre e realizzando degli spazi abitabili.

Toni Zarpellon, espone dal 1965 in numerose mostre personali e collettive, in Italia, all’estero, presso spazi privati, pubblici oppure inventati.

Le Cave di Rubbio ad oggi sono state visitate da oltre 400.000 persone.
www.cavedirubbio.com
www.zoing.com

Divagazioni sulla mostra di Donatello Mancusi

Ho dovuto aspettare qualche giorno per trovare il bandolo delle emozioni e dei pensieri che mi hanno attivato le foto che Donatello Mancusi ha esposto alle “Buone voglie”. Mi è già successo in passato, (per esempio, con le serie di Alberto Tretti sull’Ospedale Psichiatrico abbandonato, o più recentemente il portfolio presentato nel sito da Marco Fogarolo, per citare i primi che mi vengono in mente); e in questi casi ho notato che trasformare in qualcosa di scritto quello che i neuroni processano mi aiuta a dare un senso a quello a cui ho partecipato.
Le foto di Mancusi, a me sembra inducano una serie di riflessioni a vari livelli (dell’autore, di chi le osserva quindi se stessi e la propria concezione di sessualità, e a livello della città e della cultura entro cui si è inseriti). In questa matassa di associazioni ho provato a dipanare qualche pensiero:

Livello 1: l’autore.
Mi piace pensare che non sia del tutto casuale che all’interno del suo più ampio lavoro definito da Mancusi “fotografia istintiva”, uno dei primi distillati sia questo: quasi che l’istinto fotografico si sia tradotto in una riflessione sugli istinti primordiali dell’uomo, ossia sulla sessualità, sulla molla che spinge alla ricerca dell’altro (per la sopravvivenza della specie, se non altro…). Di queste tensioni i manichini documentano l’evoluzione culturale delle modalità di comunicare disponibilità, di attivare fantasie e stimolare l’eccitazione, su alcuni elementi della grammatica del gioco della seduzione.
Tra questi mancano gli sguardi, a rimarcare il primato del linguaggio del corpo; emblematica è la foto dove c’è solo il volto di un manichino, ma è un volto appena definito nei tratti, quasi coperto da un tessuto come a simboleggiare che il tempo delle occhiate e degli ammiccamenti sia definitivamente accantonato.
Da punto di vista formale, l’uso del bianco e nero e il taglio delle inquadrature evidenziano i riferimenti culturali

© Donatello Mancusi 2012
Vetrina in allestimento #12# © Donatello Mancusi 2012

dell’autore, che fa tesoro delle lezioni di Klein e Moriyama, e propone una selezione coerente di immagini, che diventano un racconto moderno e non banale di uno dei tratti caratteristici della nostra società.

 

Livello 2: l’osservatore.
La foto delle ginocchia in primo piano è quella che subito mi sbalestra; si resta lì ad osservarla e forse ti aspetti (e speri per un attimo) che non sia un manichino: tiri un sospiro di sollievo (per l’imbarazzante conflitto superato…è un manichino, peccato?!).
Alcune foto trasudano sensualità, sono immagini raffinatissime e la mostra tiene l’osservatore su un sottile equilibrio, qualcuno ha detto ambiguità: si può parlare di erotismo senza cozzare con l’idea “politically correct” di donna moderna affrancata da certi canoni? Oppure che l’attivare fantasie, forse poco “progressiste”, resta uno dei misteri e dei lati piacevoli della vita e dell’incontro tra i sessi?
Certo, siamo molto lontani dalla fotografia glamour, ma forse non così tanto…almeno per l’osservatore maschile.
Le donne troveranno conferma dell’immaginario maschile (il fotografo è un maschio) ma anche un itinerario tangenziale sulla femminilità, che potremmo sintetizzare in una canzone di Battiato, ondeggiante “tra sesso e castità”.

Livello 3: la città e la società
Quindi le fotografie raccontano come si è cristallizzata la questione della sessualità, quasi una ossessione di cui la città è intrisa, indotta dai mezzi di comunicazione (riviste, televisione, internet, ecc.) di cui le vetrine dei negozi sono uno dei terminali, nei quali trovare le risposte ai modelli proposti dai media. L’autore offre immagini per poter proiettare le proprie visioni, a confrontarle con la concezione collettiva che le vetrine sembrano proporre.
Allora la mostra diventa la sintesi del pensiero maschile, ondivago tra una sorta di “distacco” dall’idea di donne mercificate e il bisogno di quelle immagini; di un erotismo raffinato, ora condannato (mai più donne oggetto) ora esaltato (una sessualità ovunque e dove tutto è consentito).

Alla fine, quando esci dalla mostra dentro ti resta un’inquietudine: le foto, come per esempio quelle nelle quali i manichini sono dietro alle saracinesche, non sai più se sono una metafora abbastanza scontata della condizione della donna (che in qualche modo potremmo sintetizzare come schiave di un ideale maschile), o se dietro le sbarre ci sia finita un’idea impossibile di desiderio, affannosa rincorsa di un maschio in crisi.