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“LA POESIA DELL’ISTANTE” – SABINE WEISS in mostra a Venezia

“LA POESIA DELL’ISTANTE” – SABINE WEISS

11 marzo – 23 ottobre 2022, Tre Oci – Venezia

Testo e foto di Massimo Di Vinci

(Ingresso ridotto per i soci FIAF)

E’ stata inaugurata lo scorso 11 Marzo e sarà visitabile fino al 23 Ottobre nella sede espositiva Tre Oci di Venezia, la mostra di Sabine Weiss “LA POESIA DELL’ISTANTE” che presenta oltre 200 immagini della fotografa.

Sabine Weiss e’ stata una longeva fotografa svizzera naturalizzata francese che ci ha lasciato alla fine del 2021 all’età di 97 anni.

Ha iniziato giovanissima a coltivare la sua passione per la fotografia, muovendo i primi passi già a 8 anni con l’ausilio di una fotocamera acquistata con la sua “paghetta”, rapita dal mezzo fotografico e dall’aria aperta, più che dai libri del liceo.

Dal 1942 al 1946 svolse il suo apprendistato presso uno studio di Ginevra e, sempre in Svizzera,  ottenne il diploma in fotografia.

Nel ’46 si trasferì a Parigi dove maturò ulteriori esperienze anche viaggiando molto in Francia, Egitto, India, Birmania, Bulgaria, Italia dove conobbe il futuro marito, il pittore americano Hugh Weiss dal quale prenderà il cognome.

Robert Doisneau la fece entrare nel 1950, unica donna, nella prestigiosa agenzia Rapho, dove ebbe occasione di condividere cultura e idee con artisti della fotografia del calibro di Lartigue, Ronis, Brandt, Kertész.

Difficilmente etichettabile, si muove con disinvoltura in più ambiti, vantando collaborazioni con prestigiose riviste di moda come Vogue, Paris Match, Time. Inoltre, appassionata di musica, ritrae famosi musicisti e direttori d’orchestra.

Ma è come fotografa umanista che acquisisce fama e stima: la Weiss è infatti in grado di rappresentare, con grandissima sensibilità, la quotidianità, le scene di vita nell’immediato dopoguerra e tanti bambini che popolano la strada, giocano, scherzano tra di loro, scene bellissime di matrimoni gitani, tra riti, canti, balli e costumi.

“Fotografo per conservare l’effimero” era un suo modo di dire, ed é proprio la sua maestria nel cogliere il momento che traspare nelle foto presenti ai Tre Oci; foto potenti, che emozionano e conducono l’occhio di chi le ammira al centro dell’immagine, con il soggetto che si rivolge all’ osservatore, spesso con sguardi dritti in camera, mentre attorno si svolgono azioni, piccole-grandi storie di un momento.  “Per essere potente, una fotografia deve parlarci di un aspetto della condizione umana, farci sentire l’emozione che il fotografo ha provato di fronte al suo soggetto” era solita dire.

Pregevole tra le sezioni presenti in mostra, quella  dedicata al reportage realizzato in un manicomio, con foto rimaste fino ad oggi inedite. Molto toccante quella riservata a un cimitero canino con la storia  struggente di una donna che consegna a un addetto le spoglie del suo animale che viene preso in custodia per la sepoltura.

Ai Tre Oci, dunque, una mostra di foto davvero iconiche di reportage, moda, pubblicità’ e ritratto,  testimonianze di un’epoca, opere di una maestra vissuta letteralmente a cavallo tra due secoli.

Una visita davvero raccomandata per i contenuti e la splendida location.

MDV

Per saperne di più: https://www.treoci.org/it/2013-02-05-10-08-35/mostre-in-corso/588-sabine-weiss-la-poesia-dell-istante

 

Il 22 aprile Massimo Santinello inaugura la mostra INSEGUITI DALLA SCHIAVITU’

Venerdì 22 aprile alle ore 18.30 si inaugura presso la Libreria Mazehual (via Beato Pellegrino 37, Padova) la mostra di fotografia “Inseguiti dalla schiavitù”.

Le fotografie del nostro socio Massimo Santinello  raccontano la situazione che vivono gli abitanti della comunità di Alagadiço Quilombola che si trova a 18 chilometri della città di Juazeiro, nella regione semi-arida del nord di Bahia (Brasile).

Composta da circa 55 famiglie, viene definita come anche “comunità nera rurale” essendo la popolazione di origine africana. Il territorio è circoscritto a un corridoio di circa 3 chilometri con case su entrambi i lati e la terra circostante appartiene a grandi proprietari terrieri, che limitano lo spazio ai residenti e bloccano l’accesso diretto al fiume e alle risorse idriche.

Nonostante nel 2016 sia stata riconosciuta ufficialmente dallo Stato del Brasile come “remanescentes das comunidades dos Quilombos“, appare importante dare visibilità alle comunità tradizionali di origine Quilombos attraverso le immagini, mostrando la loro situazione di vulnerabilità, che impone l’urgenza di azioni che includano il riconoscimento dell’identità, e l’accesso ai servizi e alle risorse pubbliche.

Membro del Gruppo Fotografico Antenore BFI dal 2007 e della FIAF dal 2010, Massimo Santinello utilizza la fotografia per raccontare la vita quotidiana sia con il reportage sociale (insegnando all’Università di Padova la metodologia del Photovoice, come strumento per favorire il cambiamento sociale), sia con l’audiovisivo fotografico ottenendo riconoscimenti in manifestazioni nazionali e in concorsi internazionali.

La mostra ha ottenuto il Riconoscimento della FIAF.

Complimenti Massimo! 🙂

MC

Roberto Iannitti e Lorenzo Ranzato in mostra nell’ambito dell’iniziativa “Basso Isonzo: il futuro del passato”

Carissimi,

vi segnalo con piacere, la Mostra fotografica “Basso Isonzo: il futuro del passato” che verrà inaugurata il prossimo 10 aprile e che vede la partecipazione di due nostri soci, Roberto Iannitti e Lorenzo Ranzato. L’esposizione fotografica fa parte di una più ampia iniziativa realizzata nell’ambito del Progetto Padova Città Policentrica. La Mostra ha lo scopo di presentare una sintesi del percorso PHOTOVOICE – coordinato da Alessio Surian – ossia un percorso partecipativo con il quale i cittadini hanno potuto individuare criticità e proposte di cambiamento per l’area del Basso Isonzo di Padova. L’iniziativa prevede anche la pubblicazione di un libro intervista, con lo stesso titolo, curato da Gianni Belloni.  

Complimenti per questa interessante iniziativa! 🙂

MC

Massimo Santinello espone al RetroGusto Bistrò “Le meraviglie del vino”

Il nostro socio Massimo Santinello espone sino al 31 marzo la sua mostra LE MERAVIGLIE DEL VINO presso il RetroGusto Bistrò (Padova, via del Portello 22).

Complimenti a Massimo 🙂 che racconta così la sua mostra:

Le immagini ospitate in questa mostra costituiscono quattro itinerari nel mondo del vino:
a) l’esperienza sensoriale di una degustazione; ormai è una attività diffusa, popolare. Si sorseggia, si confrontano i colori, si ricercano le note floreali o speziate;
b) il paesaggio; la luce, il cielo con le nuvole un po’ inquietanti, la scelta di un bianco e nero molto contrastato (quasi un omaggio a Giacomelli che era di quelle zone) per concordare con Gianni Mura che: “Continuerà sempre a comandare il cielo, a mandare gelate e grandinate, acqua a secchi e sole che secca. Se così non fosse, la storia del vino sarebbe banalissima.”
c) la vigna; ossia i grappoli e prima ancora i viticci. I viticci sono gli organi sensoriali con cui la vite si sviluppa cresce, sceglie dove e come appoggiarsi per dar luogo a quel frutto magico che è l’uva.
d) Ia festa; da sempre nel mediterraneo il vino è l’alimento per festeggiare. In questo caso si tratta di una festa unica, “l’ultima del Torcolato”, una festa dove il tempo sembra essersi fermato. Nata come “alternativa” alla “prima del Torcolato” che si celebra ufficialmente a Breganze ogni anno verso metà gennaio è un ‘oasi dove incontri piccoli produttori, appassionati, persone con una certa filosofia di vino e di vita. Non ci sono implicazioni commerciali, si conoscono persone, si chiacchiera di vino ma non solo, si assaggiano le proposte più diverse, sperimentazioni e vecchie bottiglie dimenticate in cantina, il pane fatto come si deve e la zuppa a km zero.
Si dice che fare buon vino sia un’arte, e mi piace chiudere con le parole di Luigi Veronelli: “Rimane in me, viste le fotografie, bevute le bottiglie, gioendo, la memoria, ben conscio che ogni memoria è la memoria di un’altra memoria.” Memorie meravigliose che solo il vino sa regalare.

MC

Robert Capa in mostra sino al 5 giugno al Museo Villa Bassi Rathgeb di Abano Terme

ROBERT CAPA

NON SOLO FOTOGRAFO DI GUERRA

Testo e foto di Massimo Di Vinci

È stata inaugurata lo scorso 14 gennaio presso il Museo Villa Bassi Rathgeb di Abano Terme la mostra “Fotografie oltre la guerra” di Robert Capa che rimarrà visitabile sino al 5 giugno.

Una mostra che, come suggerisce il titolo stesso, si rivela molto diversa da altre allestite in precedenza. Infatti, come spiega il curatore Marco Minuz, in questa occasione ci si è voluti allontanare dallo stereotipo di Capa quale “miglior fotoreporter di guerra del mondo”, come ebbe a definirlo, nel 1938 la prestigiosa rivista inglese Picture Post. L’obiettivo è stato infatti quello di focalizzare l’attenzione del visitatore sulla sua fotografia non riconducibile alla sofferenza della guerra.

Tra le sezioni esposte spiccano un reportage sul Tour de France del 1939, con un Capa che sa soffermarsi soprattutto sugli aspetti della vita dei ciclisti non solo durante la corsa ma anche ritraendo le scene del pranzo in comune o il riposo distesi sull’erba. Immagini catturate seguendo la corsa a bordo di una motocicletta come un provetto fotografo sportivo.

Capa si confronta anche con il mondo dell’arte e della cultura con bellissimi ed espressivi ritratti di amici come quelli dedicati a Matisse nel suo atelier o a Ernest Hemingway, ritratto en plein air con il figlio accanto o ancora a Gregory Peck che, con eleganza, attraversa con la canna da pesca in mano, un corso d’acqua camminando in equilibrio su un tronco posto tra le due rive.

E di certo non si può non citare il bellissimo e famoso scatto dedicato a Pablo Picasso sorridente, che accompagna in spiaggia, riparandola sotto un ombrellone, la moglie Francoise Gilot, allegra e divertita.

Un’ulteriore sezione della mostra Illustra l’esperienza di Capa come fotografo di scena per pellicole che hanno segnato la storia del cinema.

Ingrid Bergman lo introdusse all’interno della produzione di Notorius di Alfred Hitchcock, con lei stessa e Cary Grant come protagonisti.

Altre famose foto di Robert Capa sono gli intensi ritratti dedicati ad Anna Magnani durante le riprese del film Bellissima,  alle splendide Silvana Mangano e Doris Dowling nel film Riso Amaro e ancora a Gina Lollobrigida.

Il percorso espositivo lascia spazio anche alla visione di scene di vita quotidiana come quelle immortalate dal grande fotografo nelle immagini che narrano la vita in Unione Sovietica. 

All’interno di una sala una doverosa citazione alla giornalista di guerra Gerda Taro, quella che fu la compagna di vita e di reportage di Capa, e che trovo’ tragicamente la morte durante la guerra civile spagnola.

La visita si conclude nell’ultimo piano del Museo con alcune immancabili foto celeberrime: poche scene di guerra tra le quali primeggia quella del miliziano morente, iconico indimenticabile scatto.

Una mostra, insomma, originale, diversa e che ha il merito di farci conoscere un lato meno conosciuto ma non meno apprezzabile di Robert Capa.

Assolutamente da non perdere.

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Per saperne di più:

http://www.museovillabassiabano.it/project/robert-capa/

INGRESSO RIDOTTO PER I SOCI FIAF

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Foto e testo ©Massimo Di Vinci