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Martedì 18 novembre – Simone Padovani

Simone Padovani è un fotografo di poco più di trent’anni, professionista freelance da quasi 10. Nella sua breve carriera ha già collezionato numerosi riconoscimenti come il 1° premio al concorso fotografico nazionale “Il Campanile”, 2 Award della Fotografia Italiana FIOF nella categoria reportage, Primo classificato al concorso internazionale “My Foto”, indetto da Manfrotto School of Xcellence. Inoltre, è risultato tra gli autori selezionati nell’ambito del National Geographic Italia fotocontest. Collabora con Nikon.
Le sue immagini sono state ospitate da molte riviste italiane e dai principali quotidiani nazionali. Amante del reportage, ma non solo, nelle sue foto si può notare una ricerca estetica votata alla estrema rincorsa della bellezza quasi pittorica.

La trascendenza dell’immagine

AgoràDiCult, il blog di cultura fotografica della Fiaf, ci dà l’occasione per riflettere sulla fotografia impressionista. Un recente articolo dedicato a Eva Polak, fotografa neozelandese maestra del genere, sottolinea il suo modo di “trascendere il reale, al fine di attingere a ciò che lei vede, attraverso il filtro della personale sensibilità”.

Questo genere di fotografia ci propone immagini astratte, rappresentazioni nelle quali il soggetto subisce delle trasformazioni che siamo abituati a vedere in pittura, principalmente in quella impressionista, da qui il nome, riuscendo tuttavia a conservare inalterata l’atmosfera sua propria.

A questo proposito, e riferendosi alla pittura, Picasso così si era espresso: “bisogna sempre cominciare da qualcosa, in seguito si può togliere qualsiasi apparenza di realtà; non c’è più pericolo, perché l’idea dell’oggetto ha lasciato una traccia incancellabile”.

Ma la caratteristica principale del genere sta nella abilità nel catturare l’attimo fuggente, l’impressione di quel momento; non vi sono rappresentate storie, ma solo sensazioni. Niente dettagli ma atmosfere percepite dall’autore. Sembra un paradosso. Per oltre un secolo la fotografia ha cercato di rappresentare più dettagli possibili, ha cercato di ottenere immagini sempre più nitide facendo sforzi inimmaginabili per avere tecnologie che permettessero questi risultati. Si pensi alle ricerche sulle emulsioni delle pellicole, alle ricerche sui vetri delle lenti, ai disegni delle lenti degli obiettivi e recentemente sull’aumento in progressione geometrica dei pixel dei sensori. Parrebbe che il mezzo tecnico ci abbia stancato e che avessimo scoperto il vero senso della rappresentazione che scaturisce dalla nostra personale e individuale sensibilità. Via dunque la buona definizione e la fedele rappresentazione del reale: conta molto di più un’immagine composta da pennellate di luce purchè sia quello che noi ‘vediamo’. Viene rivalutato il colore con le sue gradazioni e le sue sfumature, bastevole in sè a suscitare sensazioni entusiasmanti.

Le tecniche per ottenere il risultato voluto, e non pensiamo che siano semplici e dettate dal caso, spaziano dall’uso di tempi lunghi, da movimenti impressi volutamente alla fotocamera, dalle sfocature, all’uso di vaselina spalmata sull’obiettivo e da soggetti semitrasparenti posti immediatamente davanti alla camera. Le prove si sprecano prima di ottenere risultati accettabili, anche se oggi con il digitale è più veloce e più economico. Le prime volte si ottengono prevalentemente foto mosse (o sfocate) ma con la pratica si riesce a controllare il mezzo per ottenere quello che ‘sentiamo’ e che magari vediamo nei sogni.

A questo punto il problema diventa l’osservatore. Siamo troppo abituati a considerare la fotografia come una fedele copia della realtà, si dice così e invece non lo è nemmeno quando i dettagli si sprecano; poi quando guardiamo una foto di stile impressionista la bolliamo subito come ‘mossa’, ‘sfuocata’, ‘mal riuscita’, ‘da gettare’. Non ci viene in mente di fare quello sforzo che mettiamo in atto quando guardiamo un quadro impressionista, quell’atteggiamento che ci permette di capire ‘come’ vedeva l’autore. E’ una questione di abitudine: funziona con la pittura ma non con la fotografia.

Anche nel mio circolo fotografico c’è qualcuno che da qualche anno fotografa con questo stile senza aver mai conosciuto i lavori della Polak, ma i consensi per lui sono deludenti; i commenti sono sempre del tipo: ‘manca un punto a fuoco’, ‘manca un punto fermo’, ‘manca il soggetto’, ‘sono solo giochini’; e quando mancano gli argomenti per condannare l’immagine si sente un ‘beh… sì, anche…’ senza entusiasmo. E intanto Eva Polak spopola.

Andrea Scandolara

Risultati Fotocampionato 2014-2015: Prima tappa “… alla maniera di Fontana”.

Ecco i risultati della prima tappa del Fotocampionato 2014-15

Risultati della votazione della Giuria Popolare presente alla serata del 21 Ottobre scorso (primi 3 in ordine di classifica):

1) Fotografia di Michela Checchetto

P60

2) Fotografia di Benetello Laura

P35

3)Parimerito fotografie di Massimo Sanna (la prima) e Beppe Bizzotto

P09

P15

Risultati della votazione della Giuria Tecnica (primi 3 in ordine di classifica):

1) Fotografia di Gino Lunardi

P01

2) Fotografia di Max Calvani

P17

3) Parimerito fotografie di Beppe Bizzotto (la prima) e Sandra Furlan

P36

P63

Segue la classifica per autore della serata basata sulla somma dei voti della Giuria Popolare e Tecnica dati alle 3 fotografie presentate:

Cattura

 

Ricordiamo che il termine ultimo per la consegna dei files per la prossima tappa è il giorno 18 novembre prossimo con votazione il 25 novembre come da programma. A presto

 

 

Ieri sera, con Amedeo Fontana

La serata di ieri con Amedeo Fontana, a me è piaciuta molto. Anzi, tra gli autori che abbiamo ospitato nella nostra sede mi è sembrato tra i migliori che io ricordi.
I suoi scatti mi hanno ricordato un po’ Willy Ronis, e il suo libro “le regole del caso”.

© Amedeo Fontana - Venezia 23
© Amedeo Fontana – Venezia 23

Queste regole, Fontana sembra gestirle con molta padronanza; una di queste è la pazienza e in molti dei suoi scatti, soprattutto quelli su Venezia è chiaro come abbia aspettato con calma e pazienza che la situazione, la foto si formasse, che i soggetti si inserissero nel posto giusto: immagino attese più o meno lunghe fino al momento “giusto”…e di momenti giusti ne ha colti davvero molti. Ma sono belli anche i ritratti e gli accostamenti della sede del partito e molte altre cose di Venezia….a me sembra con una freschezza e originalità notevoli e mi viene da definirle post, oltre Berengo Gardin.
Ma anche la serie americana mi è piaciuta, anche se già lui in presentazione aveva indicato la situazione in cui erano state scattate, quasi un mettere le mani avanti…. abbiamo visto un catalogo di simboli e situazioni tra le più frequenti e conosciute: la 66, Harley Davidson, le strade lunghe, la monument valley, S.Francisco; eppure anche in questo caso, l’accuratezza dell’inquadratura, e l’istinto lo hanno guidato a produrre una serie di immagini non banali (per non parlare della competenza nel gestire il bianco e nero in post produzione).

© Amedeo Fontana - America 5991
© Amedeo Fontana – America 5991

Tutti conosciamo Venezia e molti di noi abbiamo visitato o conosciuto gli Stati Uniti attraverso foto , film, TV. Eppure c’era molta poesia nelle immagini, molta delicatezza, una visione godibile e, come sostiene Ronis, “il caso bisogna meritarselo”.
Amedeo Fontana mi sembra il classico caso di un autore sottovalutato ma di grade spessore. Una serata magica. Massimo