E’ curiosa la storia, metti in ordine un armadio e questa riemerge. Capita tra le mani un vecchio volantino, anno 2002; non è di tanto tempo fa ma è già storia. Un volantino con il programma di Fotopadova di quell’anno, una manifestazione che il grande e instancabile Gustavo Millozzi organizzava alla Fiera di Padova ogni novembre a partire dal 1993. C’eravamo quell’anno ma non ci si ricorda più chi erano gli invitati di spicco, come non ci si ricorda il programma. Così si comincia a leggere.
Il volantino, senza pretese grafiche, povero, autoprodotto, propone invece un programma di tutto rispetto che oggi ce lo sognamo. Invitati di grosso calibro, dai fotografi Gianni Berengo Gardin, Nino Migliori, Mario Lasalandra, Piergiorgio Branzi, Fulvio Roiter, Elio Ciol, Lanfranco Colombo, Michele Ghigo, ai critici e storici Augusto Baracchini Caputi, Paolo Morello e Renzo Saviolo.
Mostre, concorsi, premiazioni e dibattiti per una tre giorni tutta dedicata alla fotografia, presenti personalità del settore come Fulvio Merlak, presidente FIAF, Luisella D’Alessandro della Fondazione Italiana per la Fotografia, Riccardo Busi segretario generale della Fédèration Internationale de l’Art Photographique, Flavia Barbaro per la Galleria d’Arte Moderna di Torino, Claudio Pastrone esperto in comunicazioni visive. Oltre ai dibattiti, vista la presenza di nomi così prestigiosi, non mancavano gli incontri con gli autori, che in parte ce li ricordiamo a dispetto del passare del tempo. Poi c’era la Pedana del fotografo, il Mercatino dell’usato, i Ritratti in Fiera eseguiti gratuitamente dal bravo Moreno Segafredo a chi si rendeva disponibile, la bancarella dei libri fotografici delle edizioni HF.
Era cultura tutto questo? Se la fotografia è un’arte non ci sono dubbi. Era un modo per promuovere la cultura fotografica? Certamente. Era anche una radiografia dello stato della fotografia italiana portata per tre giorni in una città che di manifestazioni pubbliche legate ad una qualsiasi forma d’arte all’epoca aveva poco.
A malincuore Fotopadova finisce con l’edizione del 2003. La cultura ha poco peso da quel periodo in poi, non viene considerata un investimento i cui frutti si raccoglieranno molti anni dopo; serve solo ciò che dà un profitto immediato, è la trasformazione della società in un sistema ‘mercantile’ a dettare le direttrici. Così il via ai tagli delle attività considerate improduttive piano piano coinvolgerà diversi settori, l’istruzione in testa. Ma non è un fenomeno solo padovano, è una tendenza nazionale. Per uscire dalla storia e tornare alla cronaca ricordiamo i recenti casi dell’Archivio Alinari di Firenze, dello Spazio Forma di Milano e del Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo che stanno per chiudere per mancanza di fondi. Sono questi gli ultimi casi in ordine di tempo che rientrano in quel ‘progetto’ ideato già allora quando a Gustavo Millozzi fu detto basta.
Quel volantino fortunatamente ritrovato in fondo ad un cassetto è storia, come è storia il poter raccontare ora quegli eventi di allora, due elementi di quella disciplina: historia et historia narrandi.
Andrea Scandolara
Bravo Andrea, il tempo si è fatto tanto veloce che la memoria stenta a stargli dietro, Per fortuna, in questo caso, c’è Andrea che ce lo ricorda.
Grazie Luigi!
Grazie Andrea,
sono passati ormai dieci anni dall’ultima edizione di Fotopadova ma ancora ho il rimpianto di non aver potuto almeno per qualche anno (..finché le mie condizioni di salute l’avessero permesso) di portare avanti l’iniziativa che, malgrado fosse una faticaccia, mi riempiva di tanta soddisfazione. Ma purtroppo “la cultura non paga” !
Ma Fotopadova non è morta del tutto e quanto prima – anche se sotto altra forma – uscirà dal suo letargo cercando di portare ancora un valido, ed onesto contributo, una voce indipendente e sincera. E grazie a tutti quelli che la ricordano .e che vorranno aiutare con il loro apporto il suo ritorno !
e anche per chi non c’era o non ricorda questo post e’ uno spunto di riflessione profonda…grazie Andrea!
Grazie Andrea,
è un bel bagno nei ricordi e, come tutti i bagni, è salutare e piacevole.
Concordo con Sandra. Ottimo spunto di riflessione. Grazie Andrea.