Uno spunto a tutti i partecipanti degli incontri del progetto sulla lettura delle fotografie:
Diego Mormorio scrive nell’introduzione al libro “Ritratti al plurale” di Vincenzo Marzocchini:
<<C’è uno strettissimo rapporto tra i nostri volti e i nostri paesaggi. In uno dei suoi fondamentali saggi, George Simmel fece notare che quando noi guardiamo qualcuno non vediamo solo ciò che vede l’organo della vista. Quello che vediamo, scrisse, è “una variopinta mescolanza tra quel che viene veramente visto e integrazioni esterne ed interne, relazioni sentimentali, collegamenti con movimenti e luoghi circostanti”>>.
Bellissimo questo passo dell’introduzione di Mormorio che definisce ulteriormente quel “piano mentale” di cui si è discusso durante L’occhio di Antenore.
Leonardo da Vinci diceva che quando si esegue un ritratto, per essere
il più obiettivo possibile, il pittore deve eliminare quella parte di sé che inevitabilmente si sovrappone al soggetto del ritratto stesso.
E’ divertente infatti osservare come in molta pittura rinascimentale, la fisionomia dell’autore “in-forma” tutti i volti dei personaggi raffigurati…..
La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede. Adunque queste due poesie, o vuoi dire due pitture, hanno scambiati i sensi, per i quali esse dovrebbero penetrare all’intelletto.
Leonardo da Vinci